giovedì, aprile 26, 2007

OH DIO

Qui non si tratta più di integrazione.
Qui non si tratta più di tolleranza.
Qui non si tratta più di emarginazione.

C'è dell'altro.

Quattro giovani falciati sulla strada da un ubriaco.
Rom.

Il cielo resterà sempre e per sempre diviso in due.
Ma alla voce devono seguire i fatti.
E tutti noi ce ne dimenticheremo: continueremo a parlare delle solite cose, a vivere la solita vita, a sperare quello che forse non potrà mai essere.
Ma ci sono degli occhi che non dimenticano: ogni giorno si dovranno svegliare con un tremendo ricordo, quello che ha rubato loro la luce.
La pietà non trova posto, e non la possiamo pretendere da loro.
Siamo in guerra?
Certe volte mi auguro di sì: perché almeno lì sì, lì sì che è concesso tutto.
Più ci penso, più l'idea dell'occhio per occhio, dente per dente mi trova d'accordo.
Lasciatelo a loro: sono loro che soffriranno per sempre e sono solo loro che possono decidere della sua sorte.
Se sono forti lo lasceranno alla giustizia; se sono deboli lo uccideranno.
Non ho la presunzione di poter mettere voce in una vicenda del genere: soprattutto non mi sento di imporre la pietà ad alcuno.

Ora scorre: la sento pulsare e vibrare, si rafforza e cresce dentro di me, con un vigore che assomiglia alla verità.
E all'eco di quel "Oh Dio", titolo di questa riflessione, lasciate cadere qualcosa: non mi rimane altro, stretto forte dentro un pugno.

ODIO