- La regina di S'Ortu Mannu -
Ondeggia il mare vento, tra le fronde degli ulivi
dagl'armenti assopiti, nelle ombre del meriggio
e sulle erbe abbandonate, lungo i solchi dei declivi
forieri di un'estate, con l’insensato e caldo Maggio.
Assaporo una volta ancora questo fermo e sacro pane
ed un sorso d’uva solo ad allietare un po’ la gola,
per la magia di questo luogo e per le voci più lontane,
non rimane che quest'anima, che d’evadere tenta sola.
Mi sfugge ora lo sguardo oltre le nuvole e le colline
per cercare un’altra vita distante dal mio passato
e sebbene le membra mie nacquero povere e contadine
echeggia dentro un grido, moribondo ed inascoltato.
E’ adesso il sole basso, sul filo dell’orizzonte
come arancia palla ardente che sprofonda in un momento
e quest’aria che non si placa, e corre ora fronte al monte
verso cui chiedo io perdono, quasi fosse un mio lamento.