- La regina di S'Ortu Mannu -
Ondeggia il mare vento, tra le fronde degli ulivi
dagl'armenti assopiti, nelle ombre del meriggio
e sulle erbe abbandonate, lungo i solchi dei declivi
forieri di un'estate, con l’insensato e caldo Maggio.
Assaporo una volta ancora questo fermo e sacro pane
ed un sorso d’uva solo ad allietare un po’ la gola,
per la magia di questo luogo e per le voci più lontane,
non rimane che quest'anima, che d’evadere tenta sola.
Mi sfugge ora lo sguardo oltre le nuvole e le colline
per cercare un’altra vita distante dal mio passato
e sebbene le membra mie nacquero povere e contadine
echeggia dentro un grido, moribondo ed inascoltato.
E’ adesso il sole basso, sul filo dell’orizzonte
come arancia palla ardente che sprofonda in un momento
e quest’aria che non si placa, e corre ora fronte al monte
verso cui chiedo io perdono, quasi fosse un mio lamento.
2 commenti:
Mi piace pensare che questo post sia il frutto della mia manifesta nostalgia per i precedenti.
In tal caso, una sola è la parola appropriata; e l'è "grazie"
I tuoi pensieri sono giusti.
Ma quando si ha poco da dire, credo sia meglio non dire proprio alcunché...
"Solatia" è una delle mie poche ultime creazioni, e ho pensato ci stesse bene.
Se non altro, ricalca fedelmente uno dei temi trainanti di questo blog: la fuga dell'anima.
Non so per cosa valga il grazie, ma ringrazio te per essere uno dei pochi che scrive qua ed uno dei pochi che scelgo di ascoltare.
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