lunedì, aprile 13, 2009

Vento



Wind from the sea - 1948
Andrew Wyeth (1917-2009)

Questo dipinto, sconosciuto ai più, mi ricorda moltissimo quei pomeriggi di fine estate, già verso sera, quando, da ragazzo, vedevo il declino della bella stagione, ed il sopraggiungere del più freddo, tetro ma affascinante autunno.
Era il vento.
Era il vento che annunciava il cambiamento.
Da lì a poco, avrebbero riaperto le scuole: quell'aria sospesa, come fosse il preludio alla tempesta, come se il paradiso avesse recato tutto ciò che aveva in dono, e non potesse lasciare niente altro.
Un momento di passaggio, un periodo che era inizio e fine al contempo: un'attesa per il nuovo che doveva ancora arrivare, e l'angoscia per aver abbandonato qualcosa di stranamente piacevole.
So di rivivere, per altre ragioni, situazioni tutto sommato analoghe.
Non so bene dove andare ad attingere nuove energie: la felicità, ho sempre creduto, deve essere prima vissuta e cercata in privato, dentro di sé, con approccio talmente minimale da essere quasi incosciente.
Un'immagine, un suono, un volto: basta veramente poco alle volte.
Ma altre volte, invece, serve un'analisi più profonda, lunga e personale: tale da escludere quasi totalmente il mondo "reale",
per lasciarsi cullare e compiacersi da un mondo del tutto immaginato.
Questo quadro è proprio questo.
Espressione di un mondo tutto mio, che s'è fatto strada nella mia mente e che difficilmente riuscirà a fuggirne.

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